Conversazione con Maria Rosa Buxarrais
In queste pagine viene presentato il dialogo con la Dott.ssa Maria Rosa Buxarrais, professoressa all'Università di Barcellona (UB) presso il Dipartimento di Teoria e Storia dell'Educazione (THE). Nel corso della sua carriera professionale ha svolto attività di ricerca nel campo dell'educazione morale, dell'educazione ai valori, dell'etica professionale e della formazione degli insegnanti, essendo attualmente la Principal Investigator del suo gruppo di ricerca (GREM, Grup de Recerca in Moral Education of the UB). Ha ricoperto incarichi presso l'Università (direttore del dipartimento, delegato del Rettore per master e dottorati, direttore della Sezione di ricerca dell'IDP-ICE Istituto di sviluppo professionale della UB, ecc.). Attualmente è direttrice dell'Osservatorio di Senso Civico e Valori della Generalitat de Catalunya. Ha pubblicato diversi articoli su riviste scientifiche, libri e capitoli di libri in editori nazionali e internazionali. Le sue ultime pubblicazioni sono:
Buxarrais, M.R. y Vilafranca, I. (Eds). (2018) La mirada femenina de la educación moral. Desclée de Brouwer.
Buxarrais, M.R. y Burguet, M. (2016) Aprender a ser. Por una Pedagogía de la Interioridad. Graó.
Buxarrais, M.R. y Ortega, E. (2019). Controversies are no excuse: Citizenship education in Spain. Citizenship Teaching & Learning, 14, 3, 331-346.
Per maggiori informazioni è possibile consultare il suo sito personale: mariarosabuxarrais.com
Il dialogo tra Maria Rosa Buxarrais e Rafael Bisquerra si è sviluppato come segue.
Rafael Bisquerra (RB) .- Ciao Maria Rosa, molti ritengono che i grandi riferimenti dell'educazione morale e ai valori nel XX secolo siano Jean Piaget e Lawrence Kohlberg, che hanno sostanzialmente indagato sul giudizio e sul ragionamento morale. Nel XXI secolo, si sta verificando una rivoluzione emotiva nel mondo della moralità, rappresentata da Joshua Greene, Jonathan Haidt e Jesse Prinz, tra gli altri. Cosa ne pensi dell'enfasi sulla dimensione emotiva dell'educazione morale?
Maria Rosa Buxarrais (MRB) .- La rivoluzione emotiva in atto nel campo della ricerca morale dall'inizio del XXI secolo presenta elementi molto interessanti che dovrebbero essere conosciuti e diffusi al fine di migliorare la pratica dell'educazione morale e dei valori . Va notato che questi contributi non contraddicono l'approccio cognitivo-evolutivo di Piaget e Kohlberg, ma piuttosto lo ampliano e lo arricchiscono. In questo senso, Carol Gilligan potrebbe essere considerata come una pioniera degli approcci emotivi, dal momento che ha proposto una "moralità della cura", dove l'empatia ha già un posto preferenziale. D'altra parte, nel nostro gruppo di ricerca, dall'inizio del XXI secolo ci siamo occupati della dimensione emotiva dell'educazione morale, perché riteniamo che la personalità morale sia composta da tre dimensioni: cognitiva o razionale (giudizio morale), emotivo-sensoriale (sensibilità morale) e volitivo o comportamentale (forza morale). Nello specifico, la dimensione emotivo-sensoriale ci permette di realizzare, non solo ciò che accade dentro di noi, ma anche fuori. Senza sensibilità morale, non potremmo prendere decisioni etiche. Ecco perché è così importante tenerne conto quando si educa. Ce lo dimostrano tutte le pedagogie emerse dal paradigma dell'“etica della cura” di Noddings.
Rafael Bisquerra (RB) .- Potremmo quindi dire che siamo a una convergenza tra educazione emozionale ed educazione morale?
MRB.- In un certo modo, a partire dall'inizio del secolo si può osservare nell'educazione morale e ai valori un interesse per le questioni emotive. D'altra parte, nell'educazione emozionale c'è sempre stato un interesse per la dimensione morale. Ciò può essere considerato una prova di questa convergenza. Mettere in relazione l'educazione morale con l'educazione emozionale implica enfatizzare l'idea che l'educazione consiste nell'offrire risposte a tutte le dimensioni della persona al fine di sviluppare la coerenza tra pensiero, azione e sentimento.
RB. - Il Congresso dei Deputati, il 19 novembre 2020, ha approvato la nuova legge sull'istruzione LOMLOE (Legge Organica di Modifica della LOE), ora in attesa del suo passaggio al Senato. Nella formulazione attuale, l'espressione "educazione emozionale e ai valori" è citata cinque volte. Potrebbe essere questa un'ulteriore manifestazione di questa convergenza?
MRB. - Forse siamo giunti a una situazione in cui l'educazione emozionale viene considerata indispensabile, non solo per i molteplici benefici che può offrire al rendimento scolastico e per il miglioramento della convivenza in classe, come dimostrano le ricerche al riguardo, ma anche per il fatto che la stessa educazione emozionale sia correlata ai comportamenti etici delle persone.
La formazione delle persone nel loro insieme implica un'educazione emozionale che propone una consapevolezza di sé stessi e di ciò che accade, l'intrapersonale e l'interpersonale. Dal momento che apprendiamo sperimentando emozioni o situazioni cariche di valori etici, vale a dire sperimentando, osservando, sentendo e vivendo in un contesto socio-culturale, quindi solo conoscendo e regolando le nostre emozioni ed essendo consapevoli dei nostri valori, saremo in grado di affrontare la moltitudine di conflitti etici che sorgono nella quotidianità.
Ora più che mai l'infanzia deve trovare un senso in ciò che fa a scuola, perché altrimenti non può svilupparsi e crescere come persona in modo integrale. Per fare questo, dobbiamo iniziare con la formazione degli insegnanti, non solo a livello professionale, ma anche a livello personale. È fondamentale che gli insegnanti abbiano una profonda conoscenza di se stessi, per poter mettere in pratica una pedagogia dell'interiorità che integri la dimensione emotiva.
RB.- Quali cambiamenti proporresti nella formazione degli insegnanti per rendere efficace ciò che proponi?
MRB.-Diverse cose. Tra questi, un corso sull'educazione emozionale e sui valori, obbligatoria nella formazione degli insegnanti sia dell'infanzia che della scuola primaria e secondaria. Questa materia dovrebbe includere, tra gli altri aspetti, la gestione emotiva, la formazione ai valori e il comportamento responsabile derivante.
RB.- Supponendo che non sia una coincidenza, ma un indicatore di tendenza, il fatto che l'espressione "educazione emozionale e valori" compaia almeno cinque volte nel testo LOMLOE approvato dal Congresso dei Deputati spagnolo, come vedrebbe un Master in Educazione Emozionale e Valori?
MRB.- Date le circostanze, questa è probabilmente una possibilità da considerare per promuovere la formazione e la ricerca su questi temi, in un'ottica di implementazione di una pratica educativa fondata ed efficiente, con caratteristiche che integrano diversi aspetti come l'educazione di genere, femminismo e altri che sono molto importanti per lo sviluppo integrale della personalità.
RB.- Immaginiamo un futuro con insegnanti adeguatamente formati, nell'ottica di metterlo in pratica nell'istruzione primaria e secondaria, cosa ritieni più appropriato, una materia o la trasversalità?
MRB.- Penso che non dovrebbe esserci una congiunzione disgiuntiva, ma copulativa: materia e trasversalità. L'ideale sarebbe una materia, ma che preveda il coinvolgimento di tutto il personale docente, che è l'unico modo per essere efficienti, il che significa approcciarsi alla trasversalità.
RB.- Educare implica insegnare a distinguere tra il bene e il male. E questa è una questione eminentemente morale. Negli ultimi decenni si è osservata una certa noncuranza da parte dell'educazione su ciò che è bene e ciò che è male. Forse perché gli insegnanti non hanno le idee chiare al rispetto e non sanno come insegnarlo. Cosa ne pensi dell'educazione del bene e del male? Sono concetti che dovrebbero essere insegnati o è meglio ignorarli nell'ambito educativo? Abbiamo criteri chiari per distinguere tra il bene e il male? Gli insegnanti sono preparati a insegnare cosa sia il bene e cosa sia il male?
MRB.- Questa è una questione estremamente complessa, che è collegata al nucleo essenziale dell'educazione morale. Non resta altra scelta che affrontare questo tema e la sua complessità in ambito educativo, altrimenti troveremo persone che, di fronte a comportamenti palesemente inadeguati e riprovevoli, possono dire: nessuno ci ha insegnato cosa sia giusto e cosa sia sbagliato. Jaume Trilla, nel libro “El profesor y los valores controvertidos” , distingue tra valori universali auspicabili, controvalori e valori socialmente controversi. I valori universali auspicabili sono quelli su cui dovrebbe esserci consenso unanime a livello sociale rispetto all’importanza di insegnarli e attuarli, come la giustizia, pace, non violenza, non rubare, non mentire, etc. Quando si parla di valori auspicabili, si intende dire che c’è bisogno di lottare (in modo bellicoso) per un'educazione di questi valori, essendo davvero molto importante per lo sviluppo personale e sociale. I controvalori sono l'opposto, come la discriminazione basata sul genere (sessismo), l'etnia (razzismo), la lingua, la religione, la xenofobia, qualsiasi tipo di discriminazione, violenza, ingiustizia, molestie, corruzione, etc. È necessaria l’educazione per sradicare queste credenze e ideologie da cui possono derivare comportamenti altamente pericolosi. Un terzo blocco sono i valori socialmente controversi, che sono quelli su cui alcuni saranno favorevoli e altri contrari, poiché si basano su preferenze personali; in quello che mi piace o no. In questo caso si impone rispetto e libertà, sempre che non venga arrecato alcun danno a nessuno.
RB.- Un altro passo nell'analisi del bene e del male è il concetto di colpa. Come si vive e si dovrebbe educare al senso di colpa nel XXI secolo? È meglio ignorare il senso di colpa?
MRB.- In molte situazioni e contesti, il concetto di colpa è stato sostituito dalla responsabilità. Ed è vero che la parola "colpa" è in gran parte scomparsa dalla pratica educativa negli ultimi decenni. Bisogna riconoscere che ci sono alcune parole che hanno una "cattiva nomea", tra cui: buono, cattivo, colpa, punizione, morale e altri. E per questo vengono sostituiti da altri come corretto, errato, responsabilità, sanzione, valori, etc.
RB.- Il fatto che abbiano una "cattiva nomea" è una ragione sufficiente per essere ignorati e abbandonati? La responsabilità è una dimensione cognitiva; mentre la colpa è emotiva. Dobbiamo evitare di educare al senso di colpa?
MRB.- Peter Strawson (1974) ritiene che tra i sentimenti morali vi siano la colpa, il risentimento, l'indignazione e la vergogna. In effetti, ci sono altri ricercatori morali che studiano la colpa. Probabilmente è necessario concordare sul fatto che, piaccia o no, non c'è altra scelta che educare adeguatamente sul senso di colpa, anche se questa espressione ha una cattiva nomea.
RB.- Se ho capito bene, nel campo dell'educazione morale e ai valori ci sono una serie di questioni che sono, quantomeno, controverse. Tra questi ci sono i concetti di bene e male, così come quello della colpa. Già su questi tre concetti, così importanti per un'istruzione di qualità, troviamo che gli insegnanti non sono né sensibilizzati né formati per metterli in pratica. Come potrà essere la società del futuro che non è stata educata alla distinzione tra bene e male e in assenza del senso di colpa? Uno degli obiettivi dell'educazione dovrebbe essere quello di anticipare i problemi per prevenirli. Credo che questi temi, che influenzano la morale, i valori e le emozioni, siano molto importanti per una formazione integrale di qualità. Per progredire su questa linea, potrebbero essere necessarie ulteriori ricerche, formazione e sensibilizzazione . Come direttrice dell'Osservatorio del Senso Civico e Valori della Generalitat de Catalunya, propongo di approfittare di questo spazio per contribuire a diffondere ciò che si sta facendo.
MRB.- Nell' Osservatorio di Senso Civico e dei Valori della Generalitat de Catalunya ci sono diversi progetti il cui obiettivo è disporre di dati e prove sui vari aspetti relativi al comportamento e i valori civici. Una delle recenti ricerche ha analizzato come le persone percepiscono la pandemia di coronavirus, come ha influenzato le modalità di relazione per evitare il contagio e come le persone rispondono alla situazione in modo responsabile. Un'altra ricerca consiste nel raccogliere gli atti di civiltà e di inciviltà che compaiono nelle notizie, come i tipici graffiti che sporcano gli arredi urbani (monumenti, porte, facciate, treni, etc.). Si analizza inoltre come i Municipi e le altre istituzioni adottino delle misure per risolvere i problemi di inciviltà. E’ sostanzialmente un organismo che fa una "radiografia" della situazione sociale, una sorta di termometro che misura i fenomeni legati alla civiltà e ai valori. Altri esempi di iniziative che hanno a che fare con la motivazione al comportamento civico; i conflitti tra vicini di casa; le denunce senza che ci sia stato un previo tentativo di dialogo per risolvere il conflitto, etc. Si osserva che molti comportamenti sono governati dall'egoismo e dall'individualismo, senza pervenire a una coscienza sociale favorevole alla convivenza e al bene comune.
RB.- Grazie mille Maria Rosa per tutti questi contributi e informazioni che ci permettono di prendere coscienza di quanto ci sia ancora da fare per raggiungere una società formata su basi etiche, morali e sui valori, che aumentano le possibilità di adozione di comportamenti civici responsabili che rendano possibile la convivenza e il benessere. In questo, l'educazione morale e ai valori coincide con l'educazione emozionale.